Ieri sera mi è capitato di soffermarmi davanti una parete, non una parete qualsiasi, non il solito muro, non la solita vetrina, non le solite scritte dei soliti writers, mi sono soffermata davanti a qualcosa di più, davanti alla storia di un uomo.
Mi sono soffermata davanti ad una parete di una casa, di una stanza. La parete della stanza di E.
Un racconto della sua vita in un collage su un muro, un collage fatto non di foto, di cartoline di luoghi, fatto da disegni con acqua e china di immagini, facce di persone amiche. Tra Mr Magoo, Lupin, Margot, facce dei suoi amici, frasi e spazi vuoti ho scoperto E. Una parete disegnata. Un mondo da scoprire. E pensare che è partito da una foglia di marijuana, al centro esatto della parete. E poi il fuoco si è espanso fino a coprire tutto, con la frenesia a volte di finire e con pause lunghe anche più di un anno.
E allora mi è venuto da pensare che fermarsi alla prima apparenza è da stupidi, che ognuno di noi può avere la sua parete e io almeno per il momento sono molto curiosa di curiosare tra i disegni della parete di E.
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